Emma Mazzuca
Opera 1^ classificata
Sensazioni
Vivo a margine di sensazioni
sull’orlo della volontà
che non concede spazi a giochi del destino
ho semplicemente amato
spiato angoli di vento
per librare il cuore oltre cancelli di perplessità
senza voltar lo sguardo
seguendo percezioni come volo d’uccelli…
Ho assimilato virtù ed egoismo
alla ricerca d’un fluttuante mondo
un’oasi dove regole e intemperanze
all’unìsono non lacerassero un corpo
abbandonato a complice piacere…
Nudo dolore
da perdere decenza d’umana sofferenza!
- non celebro la morte –
dallo sfatto sudario personifico assenze
l’oscuro interno esplode di violento azzurro
- silenzio vigilante –
poco a poco il mare ingoia grumi
caldo sangue si scioglie
...il seducente odore …è un giorno di vita.
Federica Bernardini
Opera 2^ classificata
Nudi di stelle
Nudi di stelle
sfrontata timidezza sulla lingua umida di sabbia
gocce di sale
nettare spalmato sopra corpi che lenti si distruggono
Sarà odio
che stupisce come un amore tenero
e parole strappate al ritmo del silenzio
che scorre dentro coltelli
mani aperte che si contendono il fremere del vento
Sarà pelle che trema
bruciando gemiti di rancore
e sulle labbra frivole dell’alba
la luna furtivamente sfuma veli di carta
per non svegliare il sole
Ti sento andar via
Ti sento andar via
nell’acqua gelida che mi cammina addosso.
Graffio muri con mani innocenti
Ho riposto scatole colme di colori
nelle stanze della mia memoria.
Cigolano cardini consumati
di porte senza ritorno
negli oceani delle preghiere
dove vaga la mente
cercando di morire dentro lacrime
alla deriva.
Tiziana De Poli
Opera 3^ classificata
...di carne e terra
Mi rivedo spesso
percorrere con calma una strada bianca
dalla quale attingo avida,
la serenità da un orizzonte pastello.
D’un tratto
è rapita con scortesia la mia attenzione
…da una campagna nuda
e vestita a gelo di nebbia grigia.
Cenere lieve copre a manto le vite
che fievoli si abbandonano al riposo
senza temere una prematura dipartita.
Io estranea,
vengo protetta da questa veste perlata
che sebbene lieve, mi ricopre le spalle
risparmiandomi il torpore del gelo.
Nuda di vesti,
mi sento senza sangue
rotolare tra fili d’erba di mortale apparenza
e annuso dalla terra quel sapore che da sempre
ho sentito fratello.
Stesa e disperata,
esaspero le braccia e ricopro di carne la terra
che amica e madre
mi rincuora e mi accoglie come parte mancante
che finalmente ritorna,
mi respira e capisce,
ma mai chiede il perché della mia disidratata volontà
che ora assimilo nuovamente
cibandomi come da una lupa
di ardore materno.
Roberto Silleresi
Opera 4^ classificata
I 100 natali di Peter Pan
Di questo secolo compiuto
senza crescere mai
Conservo le forcine
Cadute dalla chioma
al seno azzurro delle fate.
S’alzavano a Natale
in volo radente
Rapinando i malati sogni
Dagli occhi verdi
d’un parente bambino
Anche stamani i mercanti di neve
hanno sparso trappole di pane
Per assistere al tumulto dei passeri.
Ripiego in braccio a Barrie
a soffrire l’eclisse delle luminarie
E di pudica indigenza
addobberò il mio arbusto
Con le fibbie di fata.
Ali che battono
al tempo della giovinezza
Il cielo spariglia un’altra sera
su questa pausa di mondi
Ricuciti all’isola che non c‘è.
Meravigliosa avventura forbire
quanto resta del destino
Con sapone di cenere.
Chris Mao
Opera 5^ classificata
Una parvenza luminosa
Al giorno,
il tribuno della notte concede,
una parvenza luminosa
che rende al popolo delle vene
le forme di una vita,
originata sulle pendici
di una piramide primordiale.
Conoscersi nelle viscere
di un estasi inquieta,
ai margini del turbine
delle anime elette,
l’unica speranza di salvezza.
Decimate dal veleno
del pane quotidiano,
le molecole dei pensieri
s’accampano in una prateria,
densa di un fumo acre,
ultimo disperato residuo
del rogo dei nostri sogni.
Leonardo Vitto
Opera 6^ classificata
Il dolore di ieri
Guardiamo il dolore di ieri con occhi
velati da una coscienza ormai sazia
e infreddolita. Lontani,
sempre più lontani i giorni disuguali
in cui maledimmo l’usura
dei nostri anni migliori.
Un’acqua color dell’ambra spiana oggi
le distese di grano vermiglio.
In questo liquido che non fa rumore
un masso amorfo è posato con cura
da un dio forse in vena di garbo.
Vento di terre calde spira
affaticato dal lungo cammino
e, spossato, fa giacere fresche nubi
sulle vette di monti impassibili.
Il disordine ha rintuzzato
ogni logica; il fiore ha partorito
la semenza che a sua volta custodisce
l’enorme pianta nel suo minuscolo ventre;
una bieca ferocia traspare
dall’occhio luminoso del creato.
Così un arco a pieno centro
è incastonato in un gotico fatiscente,
un germe cittadino alimentato
da una cultura afrodisiaca…
La terra agghindata d’un vivido rosso
nulla può contro i nostri volti di gesso
in equilibrio su busti di pietra.
Fu appena ieri che noi sputammo
contro il cielo
tenendo gli occhi aperti per orgoglio.
Paolo Lazarin
Opera 7^ classificata
Nonostante la notte
Camminavo sottile nel solco delle stagioni,
lontano da ciò che conviene pensare,
e senza rancore sentivo la vita sfuggire,
oscillare senza mai cadere,
ridere alle spalle del tempo.
Sfinivo i minuti di bestemmie e vino,
sconfitto dai sogni, schiavo del mio passato,
spezzavo la corsa della coscienza
sotto i colpi dei rimorsi,
sotto il peso degli anni.
In quel tratto di vita ho raccolto gli ultimi affanni
e sono fuggito, senza una ragione.
L’asfalto incollava i ricordi alla strada
e restavano solo quindici lire
da bruciare in fondo alle tasche.
È l’orgoglio di esistere nonostante la notte,
scorgere ancora un senso di fierezza mai sopito.
Lascio solo lettere di commiato appese alle lacrime
e un enigma in fondo agli occhi,
senza soluzione.
Cosa ti aspettavi da un onesto sognatore?
Ho nascosto parole di gesso,
ho chiuso la realtà dentro la mia follia
che oggi spegne questa lama.
Tra lo stupore delle mie ragioni
ho sciolto i voti con il mondo.
Fedel Franco Quasimodo
Opera 8^ classificata
Sussulti
Cercherò, senza fortuna,
di tutelare
una falsa onorabilità.
Quel documento compromettente
adagerò
in un cassetto.
Nessun altro loco
appare atto
a mimetizzare
quella palude vergognosa.
Densa melma
si appiccica
sul mio volto.
Non trovo gli occhi
per stropicciarmeli;
si arresta
lo slancio vitale degli arti.
Un attacco oltraggioso
bersaglierà
la immacolata vena.
Ho perso
il tramonto
coi suoi toni scarlatti.
Davide Bono
Opera 9^ classificata
China salita 230705
Risalgo ermetico tra file tese di pensieri
stanno come mollette su panni sporchi
vergognosi di sfilare nudi al vento.
Li percuoto con raucedine d’animo
sperando che si dispongano a disegnare
una risposta a quattro anni di follia apnoica.
Ora che sono riemerso, boccheggiante di squame
m’adagio sul bordo sdrucciolevole del Lete
con sguardo torpido li vedo uno ad uno nettarsi
ed il dolore mi fa crepe nel cuore.
Escono torbidi, d’ebano macchiati
fiotti di vita a riprendere la solita
erma china salita.
Liliana Paparini
Opera 10^ classificata
Ad ogni calar di giorno
Cristalli di seta in coppe d’avorio:
acini preziosi
per dissetare i semplici cuori.
Noi seme, albero e radice,
petali nell’anima del mandorlo:
sale chiacchierato della vita.
Noi, dai colori variopinti
e vagabondi
che la terra marciamo senza tregua,
inseminiamo pulviscolo di sogni
nei solchi delle muse,
ad ogni calar di giorno.
lascia…
Grida!
Grida all’ingiuria,
grida dai vicoli ciechi
esangui d’amore
il tuo libero canto.
Lascia che filtri la luce
anche se l’occhio
ti fionda.
Lunga sarà la notte
dopo il congedo
e tacita di carezze
nell’oscura landa
senza eco.
Lascia…
lascia che ti arrivi la luce
fino all’ultima goccia,
anche se l’occhio
ti fionda.
Adriana Scarpa
Premio Speciale della Critica
Io che savia non sono
Chi è saggio
ha appeso al muro gli entusiasmi
rinunziato ai germogli della vita
sotto campana di vetro
ha rifugiato l’anima.
Dall’alto della torre dove vive
emette in solitudine i giudizi.
Io che savia non sono
sto inginocchiata sopra pietre aguzze
e se i rovi graffiano la carne
rido delle piccole ferite.
Ogni volta che si abbatte la tempesta
ricostruisco le pareti del mio cuore
e riassetto l’ordine precario.
Ai rami del giardino
ho appeso gli spartiti del mio canto
mai monocorde. Modulo
le note del mio flauto
a volte lieto, a volte disperato
e brucio al fuoco di passioni
o m’incanto affascinata d’albe.
Niente briglie per l’audacia delle fughe
mi tingo di vento e mordo le ore
tempeste nello sguardo e meraviglie.
Non è saggezza, lo so,
però io vivo.